Nell'accostarsi allo studio di una realtà allo scopo di comprenderne le caratteristiche e le linee evolutive è quasi inevitabile ricorrere a quelle categorie mentali che sono proprie della nostra condizione ed esperienza personale, sociale, linguistica e, per usare un termine ampio e forse fin troppo abusato, culturale. Il pregevole testo di Bernardo Bernardi può essere letto come un costante invito a spogliarsi di queste "categorie aprioristiche della percezione" per immedesimarsi, immergersi nella realtà africana senza alcun pregiudizio, nella convinzione che questa sia l'unica via percorribile per comprendere realmente questo continente in tutta la sua varietà e complessità.
L'Autore, antropologo di chiara fama e grande esperto di questioni africane, mette a disposizione dei lettori molte delle sue conoscenze in materia, acquisite in anni di studi, di esperienze sul campo e di vita trascorsa in quei luoghi, ricostruendo un quadro del continente africano che merita di essere esplorato.
Il punto di partenza è che, nonostante le numerose notizie che giornalmente i mass media forniscono sulle alterne e spesso tragiche vicende dei paesi africani, l'opinione pubblica occidentale è assolutamente priva di un'idea chiara e aderente alla realtà di ciò che è l'Africa oggi e, ancor meno, del suo passato più o meno recente. Non a caso il libro si apre con una breve ricostruzione storica delle fasi attraverso le quali gli europei hanno geograficamente scoperto e esplorato il continente africano, per poi progressivamente asservirlo ai propri interessi coloniali.
Lo sforzo che Bernardi chiede al lettore è invece quello di avvicinarsi a questo tema cercando per quanto possibile di abbandonare un'ottica eurocentrica.
Allo scopo di far conoscere le radici più intime, i connotati caratteristici delle culture africane preesistenti all'arrivo degli europei nel continente, Bernardi descrive in primo luogo le strutture sociali e parentali delle popolazioni africane, con particolare attenzione in questo contesto alla figura e al ruolo femminile. A questo specifico argomento Bernardi dedicherà nel prosieguo del libro un intero capitolo che riserva alcune sorprese - rispetto a quello che sembrerebbero suggerire i numerosi e poco incoraggianti studi statistici delle organizzazioni internazionali - circa l'importanza che la donna ha avuto nella società africana, in passato ma anche in tempi più recenti, soprattutto svolgendo un ruolo attivo nel processo di indipendenza di molti Stati africani e nel caso del Sud Africa in quel movimento che ha portato faticosamente all'abolizione del regime di apartheid.
Ampio spazio viene poi dedicato alle tradizioni religiose e all'impatto che la penetrazione del cristianesimo e dell'islamismo ha avuto nella storia africana, per soffermarsi, infine, nell'ultimo capitolo del libro, sull'arte africana.
Attualmente l'Africa, come ben sottolinea Bernardi che a tale tema dedica un intero capitolo dell'opera, si trova in una fase di transizione caratterizzata dalla continua tensione tra i due poli della occidentalizzazione e dell'africanizzazione. L'Africa ha vissuto infatti un lungo periodo di colonizzazione che ne ha profondamente modificato le strutture economiche e sociali scardinando i principi e valori che erano alla base delle culture africane. Con la decolonizzazione e il progressivo raggiungimento dell'indipendenza degli Stati africani, soprattutto a partire dagli anni sessanta specialmente per quanto riguarda i paesi subsahariani, gli africani hanno iniziato a ricercare una propria via, anche se la logica dei due blocchi e la guerra fredda hanno indubbiamente rallentato questo processo di affrancamento dall'occidente.
Oggi i popoli africani sembrano impegnati nel tentativo di liberarsi dai modelli culturali e di sviluppo imposti dagli occidentali per recuperare e rivalutare le proprie radici e la propria identità. In questo sforzo, tuttavia, gli stessi africani non sembrerebbero voler dimenticare che tali modelli hanno comunque portato in Africa un vento di "modernizzazione" che in alcuni ambiti, quali ad esempio quello sanitario o educativo-scolare, ha rappresentato un fattore positivo di sviluppo. L'atteggiamento prevalente non sembrerebbe quindi essere quello di rifiutare in toto quanto rimane in questo continente, ed è molto, dell'occidente quanto di consentire una utilizzazione di questo patrimonio che sia consona e in sintonia con le culture, le tradizioni e le mentalità africane. Si tratta indubbiamente di un'impresa ardua che richiede tempo e impegno. Forse è anche questo che rende lo studio dell'Africa tanto interessante ed avvincente: oltre che per la sua singolarità e varietà - interessante l'inserimento
al termine del libro di un "indice delle etnie" che precede il tradizionale indice analitico - anche perché ancora oggi per noi europei l'Africa rappresenta un continente tutto da scoprire e da cui imparare.
Ciò sembra particolarmente vero se si pensa che negli ultimi tempi - e la Rivista sta dedicando a questo tema un ampio spazio - lo stesso "occidente sviluppato", o almeno parte di esso, sembra voler ripensare o mettere in discussione il proprio modello di sviluppo, inquietato dalle possibili evoluzioni future dei progressi scientifici e tecnologici.
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